Non molti conoscono la storia medievale del Lazio, schiacciata tra il fermento dei liberi Comuni del nord e l’illustre presenza delle famiglie regnanti europee al sud, tuttavia è stata ricca di avvenimenti, di importanza locale e continentale, che hanno lasciato numerose tracce nel territorio.

Può stupire scoprire che fino al XII sec. Roma, Tivoli e Viterbo lottavano per la supremazia, e il risultato che oggi diamo per scontato, allora era ancora assai incerto. Sappiamo chi e quanto abbia prevalso, tanto che oggi Roma è l’unica località del Lazio veramente nota all’estero (e la stessa regione è spesso conosciuta solo in virtù di una squadra di calcio). Quella che sarebbe diventata la capitale d’Italia nel Cinquecento e nel Seicento ha conosciuto uno splendido Rinascimento e un grandioso Barocco, che hanno obliterato quasi per intero la fase medievale, di cui oggi restano scarse tracce. Chi oggi cerca il medioevo si ritrova più frequentemente in Toscana e in Umbria, nonostante nel Lazio, al di fuori dell’area metropolitana, sussistono testimonianze grandiose e uniche di quell’epoca: dall’impressionante castello di Bracciano, colosso del tardo medioevo, all’unicità  di Civita di Bagnoregio, oggi in via di riscoperta, alla cittadina di Viterbo, che racchiude il centro storico medievale più grande d’Europa.

Ancora meno noti, per ovvi motivi, sono i siti medievali diroccati, abbondantissimi nella Campagna Romana, che oggi possono essere tappe e mete di splendide passeggiate e cammini, ottime esperienze per gli amanti del turismo slow e responsabile.

L’incastellamento del Lazio e l’origine di tutti quei “Tor”

Al volgere dell’anno 1000 Roma, ridotta ai minimi termini dalle guerre Gotiche prima, e dai saccheggi saraceni dopo, è nuovamente in una fase di crescita demografica, e di conseguenza necessita di riappropriarsi del territorio circostante per ampliare la produzione granaria. In questa epoca sorgono numerosi castelli (castra), spesso illegali (cioè non concessi dal potere centrale), su iniziativa della piccola nobiltà romana in cerca di riscatto. Il tipico castrum laziale era formato da un corpo rettangolare in cui era inserita una torre a pianta quadrata, circondato da una cinta muraria o palizzata. In base all’importanza del sito, poteva essere presente una chiesa, mentre le case per la popolazione potevano essere in legno o muratura. Di questi insediamenti in genere sopravvivono i corpi centrali, trasformati a partire dal XIV sec. in casali, o, più spesso, il solo maschio quadrangolare. Ed è proprio a queste torri superstiti, che tutt’oggi costellano l’Agro Romano (molte delle quali oggi sono state raggiunte dallo sviluppo urbanistico recente), che Roma deve tanta parte della sua toponomastica: Tor Marancia, Tor di Valle, Torrino, Torre Maura, Torre Spaccata, Tor di Quinto… e la lista è lunga.

La Torre di Stracciacappe

Un esempio ben conservato di questa architettura militare laziale del primo Basso Medioevo è la Torre di Stracciacappe, meta di una piacevole passeggiata naturalistica, in quanto inserita nel circuito Ciclovia dei Laghi del Parco Regionale di Bracciano – Martignano.

Ci troviamo a est del lago di Bracciano, a nord del piccolo specchio d’acqua di Martignano, sul fronte nord-est dell’alveo prosciugato di Stracciacappe (quello che i romani chiamavano Lacus Paparanus).